Professor Giovanni Carlo Zapparoli


...In ricordo del Professore

scuola
formazione
Studio professionale di psicoterapia
Disturbi Specifici dell'Apprendimento
ricerca
pubblicazioni
Un tema per tutt*
articoli e approfondimenti
Torna agli articoli


09/13/2024

La sua eredità:

Allievi classe 2020/2023

Abbiamo chiesto ad alcuni ex allievi, da poco specializzati, di raccontarci in che modo e sotto che forma l’insegnamento del Professor Zapparoli è stato tramandato negli anni e che cosa rappresenta per loro.

 

È un venerdì sera di fine estate e, per la prima volta dopo la fine della scuola, ci siamo ritrovati tutti insieme, chiamati a riflettere su cosa abbia significato per noi conoscere il Professore attraverso gli insegnamenti e le parole dei docenti nei quattro anni appena conclusi. La sua presenza è stata una costante lungo tutto il nostro percorso formativo, tra aneddoti, citazioni, ricordi e modi di dire che, chiunque l’abbia incontrato, è sempre stato desideroso di raccontarci. Ognuno di noi ha potuto, nel tempo, immaginare le sue movenze, le intonazioni, gli atteggiamenti, al punto tale da avvertire l’illusione di averlo conosciuto per davvero.

Nell’incontrarci questa sera e, spontaneamente, trovarci a condividere le nostre esperienze di vita recenti, ci siamo accorti del clima di vitalità che si stava prestando a fare da cornice al ricordo del Professore, quell’uomo che tanto incarnava l’importanza di ricercare, godere e valorizzare i momenti di piacevolezza della vita. 

Per anni ci siamo trovati un numero incalcolabile di volte a chiedere insistentemente come si potesse diventare psicoterapeuti “sufficientemente buoni”, quasi cercando verità certe e formule magiche; la fame di arrivare al traguardo e garantirci un posto al sicuro, lontano da dubbi e inadeguatezza, ci ha accompagnati con stoica perseveranza (e tutt’ora, ogni tanto, ancora ci accompagna). Altrettante infinite volte, le risposte alle nostre domande prendevano la voce del Professore. In quei momenti i nostri docenti sceglievano di indossare la giacca di chi ha l’oneroso, ma essenziale, compito di tramandare e fare da intermediario tra l’ora e l’allora e così facendo portavano il Professore in stanza: “Non abbiate fame di sicurezza, ma cercate nel percorso di accettare di essere persone che possono non capire. E’ importante ammettere dentro di noi l’ignoranza e strutturare la capacità di attendere” diceva. Il suo invito a riconoscere la nostra umanità, al pari di quella dei nostri pazienti, accettando di poter sbagliare o aver bisogno di tempo, rimane uno dei suoi insegnamenti più complessi, ma anche più significativi e profondi.

In aggiunta ai preziosissimi contenuti clinici e didattici, base fondante della nostra pratica attuale, ciò che per noi ha rappresentato un’eredità inestimabile è l’atteggiamento verso la nostra professione, che si traduce nel tipo di relazione terapeutica che cerchiamo di costruire con i nostri pazienti: naturale, autentica, spontanea, diretta, alla pari e rispettosa dei modi specifici di funzionare di ciascuno - con un occhio attento e curioso sempre rivolto ai bisogni e alle difese, riconoscendone il diritto (e in certi casi, il dovere!) a esistere. E nel tentativo di condurre questa danza, alternando i passi della teoria e della tecnica con quelli dell’attenzione alla relazione, la musica che riecheggia nella mente di tutti noi è accompagnata dalle parole del Professore “mettete e togliete gli occhiali”. 

Nel chiederci come concludere queste righe, ci stiamo accorgendo che proprio in questo momento, in questo luogo di riflessione, stiamo “facendo bottega”: dal riconoscere le nostre specificità con risorse e limiti, le stesse che ci hanno accompagnati nei quattro anni insieme, al metterci in un assetto di ascolto reciproco, per poterle coordinare ed integrare nello scrivere queste riflessioni in un modo che ci sia “cucito addosso” e che cerchi al contempo di essere breve e focale (su questo ancora ci stiamo lavorando…). Non può dunque che essere questo il modo migliore per accompagnarci alla chiusura, portando la nostra gratitudine al Professore per averci offerto un’ulteriore occasione per muovere i nostri passi nel mondo della psicoterapia consapevoli del valore fondamentale di lavorare in integrazione.


leggi l'articolo completo